Chirurgo validissimo e autore di numerose pubblicazioni
mediche, fu anche un nobile filantropo venendo sempre
incontro ai bisogni dei poveri, che curò
gratuitamente nella sua clinica vizzinese chiamata
casa di salute. Ci piace riportare alcune
notizie biografiche tratte dalla monografia che
su di lui scrisse l'Ins. Giuseppe Cosentino nel
1953. Gesualdo Maria Costa nacque a Vizzini, il
4 gennaio 1864 dal farmacista Don Giuseppe Costa
Mazzone, eccellente chimico, e da Donna Giuseppa
Risicato. Nella famiglia era vivo il ricordo di
un illustre antenato, Giuseppe Costa, chirurgo e
professore di chimica, celebre per aver curato il
Re di Napoli. Il piccolo Gesualdo ebbe ingegno precoce,
una memoria prodigiosa e un cuore sensibile a tutte
le sofferenze umane. Nel 1889 si laureava in medicina
e chirurgia all'Università di Catania; dopo
un breve periodo di esercizio professionale nel
paese nativo, si recava nel 1890 a Roma e l'anno
successivo a Bologna presso il Prof. Ruggi, che
a lui si rivolgeva domandando: vediamo cosa
ne pensa il siciliano. Nel 1892 ritornato nella
sua Vizzini si diede alla chirurgia generale, imparava
da se le lingue inglese e tedesca, mentre la sua
fama si diffondeva per i paesi vicini e centinaia
di malati venivano a lui da ogni parte dell'isola.
I suoi responsi erano spesso dati in mezzo alla
strada e diagnosticava come se fosse stato illuminato.
Si racconta che, sentendo tossire un contadino che
tornava a casa dai campi, disse ai suoi amici che
quello sventurato non avrebbe visto la luce del
giorno seguente: si seppe poi che il contadino era
spirato durante la notte per una polmonite fulminante.
La sera dell' 11 gennaio 1903, un giovane vizzinese
venne ferito al fegato, riportando una gravissima
lesione viscerale con stravaso emorragico. Il Dott.
Costa assistito dal suo personale chirurgico, riuscì
a suturare una ferita, delicatissima per l'ampiezza
e per la parte interessata: nessuno prima di allora
lo aveva fatto con successo, mentre lui grazie alle
sue intuizioni e ad un rapido intervento riabilitò
il paziente in maniera completa dopo 60 giorni.
Dopo anni di lavoro e studio, venne a mancare il
21 settembre del 1942 e prima della fine ad un visitatore
rivolse queste sue ultime parole: siamo in attesa.